RRR è il film perfetto per scoprire il cinema indiano

2022-07-23 03:44:56 By : Mr. Ducan Chen

L’idea di avvicinarvi al cinema indiano vi paralizza? Su Netflix trovate RRR, che è un ottimo modo per cominciare

Dopo una decina di minuti di RRR, il nuovo film del regista indiano S.S. Rajamouli che è già diventato uno dei più grandi successi commerciali della storia del Paese, ci viene presentato il primo dei due protagonisti, Raju (ispirato a un vero rivoluzionario indiano). Raju è un poliziotto servo del regime, indiano ma che lavora per i colonizzatori inglesi, ed è disposto a fare di tutto pur di farsi notare e scalare i ranghi. Questo ci viene dimostrato da una sequenza action di dieci/quindici minuti che coinvolge una quantità di comparse che a Hollywood non si vede dai tempi di Ben Hur, e che sarebbe una delle migliori scene action del 2022 se non fosse che poi c’è il resto del film.

Subito dopo, RRR introduce il secondo protagonista, Bheem, anche lui ispirato et cetera. Bheem è, al contrario, un figlio della sua terra, una sorta di spirito protettore che entra in azione quando una giovane fanciulla del suo villaggio viene rapita proprio dagli inglesi. È un vigilante che lotta contro il regime, e questo ci viene dimostrato in una scena nella quale Bheem fa a cazzotti con una tigre, che sarebbe una delle scene più assurde del 2022 se non fosse che poi c’è il resto del film.

Penso che in questi anni le principali piattaforme di streaming si stiano facendo sfuggire una grande occasione per diventare qualcosa di più che un semplice collettore dei soliti prodotti. Ultimamente c’è stata una certa apertura, soprattutto dal lato Netflix, verso produzioni non americane e in generale non anglofone, ma ci sono certe scene cinematografiche che qui da noi (in America, ma anche in Europa) sono sempre state un po’ ignorate. E che sono talmente vaste e interessanti che, se qualcuno si prendesse la briga di aggiungere al proprio catalogo una selezione curata delle opere più importanti provenienti da un certo Paese, potremmo cominciare a scoprirle anche da noi.

Mi rendo conto che non è facile approcciare qualcosa che viene percepito come così alieno: volenti o nolenti e al netto di casi molto particolari (tipo “sono di Bergamo ma sono figlia dei due maggiori esperti di cinema indonesiano del mondo quindi sono cresciuta guardando solo film indonesiani”), la roba con cui cresciamo è quella più vicina a noi geograficamente e culturalmente, il che significa per esempio che il bagaglio culturale di chi cresce in Italia è nel 97,6% dei casi composto di film italiani, film americani e forse qualche film francese e spagnolo. E questo si traduce anche nella direzione che prende la passione per il cinema quando si fa seria: è naturale voler approfondire quello che si conosce da più tempo, e il risultato è che il cinema indiano in Italia se lo caga pochissima gente.

RRR non è né il più famoso film indiano di sempre né il più importante o quello da cui un manuale di cinema consiglierebbe di partire. Ma ha due vantaggi: a) sta su Netflix, che da qualche tempo ha cominciato a caricare anche gli altri film di Rajamouli e ad allargare la selezione anche ad altri registi, e b) sembra fatto apposta per essere dato in pasto a chi non sa nulla di cinema indiano e vuole un riassunto di tutto quello che si deve aspettare. Per cui ora proverò a convincervi a lanciarvi in questo viaggio allucinante di tre ore abbondanti che si chiama RRR.

Partiamo dall’inizio: cos’è l’India? Questa forse la sapete, come sapete che l’industria cinematografica indiana è nota come Bollywood. Quello che forse non sapete è che Bollywood, che produce in gran parte film in lingua hindi e urdu, non è l’unica industria cinematografica indiana: negli ultimi anni Tollywood, cioè la scena cinematografica indiana in lingua telugu che ha la sua sede ideale a Hyderabad, ha cominciato a crescere d’importanza e sta arrivando a minacciare la supremazia commerciale di Bollywood. È proprio da Tollywood che proviene S.S. Rajamouli, che fa film action in telugu dal 2001 e che dal 2009 circa ha spostato le sue attenzioni verso l’epica e il fantasy, coniugate sempre con l’azione e le arti marziali.

RRR, che su Netflix si trova solo doppiato in hindi purtroppo, è l’ultimo film di Rajamouli e il suo più costoso. È un fantasy storico anticolonialista, che racconta le vicende incrociate di due rivoluzionari che nella realtà non si sono mai incontrati, ma che qui vengono dipinti prima come arcinemici e poi come amici e compagni nella lotta di liberazione. È un film ferocemente nazionalista e anti-inglese, nel quale i britannici sono rappresentati come bestie senza cuore e assetate di sangue, che danno più valore a un proiettile forgiato nelle fucine di una fabbrica inglese che alla vita di una ragazza indiana. E nonostante questo è sufficientemente bagnato nel cinema occidentale da risultare più approcciabile di altri grandi classici indiani, pur mantenendone tutte le caratteristiche.

Ci sono due cose che balzano subito all’occhio quando si guarda per la prima volta un film indiano. La prima è, per riassumere, “ma non si capisce di che genere sia!”. Questo perché effettivamente molto cinema indiano, in particolare quello più “di genere”, ha una facilità invidiabile a cambiare registro e tono del racconto e adattarlo a quello che sta succedendo; le semplificazioni fanno sempre male, ma a Hollywood si parte da un genere e si cerca di adattare ogni situazione a questo genere, mentre in India si preferisce privilegiare la storia e cambiare genere a seconda di quello che sta accadendo. E in RRRaccadono un sacco di cose diverse: il film è la storia di una rivoluzione, è pieno di flashback di guerriglia e invasione, ma è anche la storia di un’amicizia tra due persone improbabili, ed è anche un film romantico che celebra la cotta che Bheem si prende per una tizia bianca e quindi in teoria sua nemica, e poi è un film politico pieno di sana retorica anticolonialista…

RRR è talmente lungo e ricco di avvenimenti che sembra quasi di guardare due film in uno. Senza il quasi, in realtà: dopo un’ora e mezza il film si ferma e potrebbe tranquillamente finire lì. Invece c’è uno stacco, anche temporale, pensato apposta per interrompere la visione in sala e dare tempo agli spettatori di riprendere fiato, e poi un altro film da un’ora e mezza: anche questo è tipico del cinema indiano. Come lo è, o almeno così può sembrare a noi occidentali figli di un cinema emotivamente stitico, il parossismo con cui vengono dipinti i rapporti umani, in particolare l’amicizia tra Raju e Bheem che viene elevata al rango di Bromance Suprema.

(ovviamente parlando di donne c’è un grosso problema di rappresentazione, ma almeno RRR ci regala dei maschi muscolosi ed eroici che piangono senza problemi)

La seconda cosa, per tornare a due paragrafi fa, che salta subito all’occhio con il cinema indiano, e che solitamente provoca reazioni scandalizzate o terrorizzate, è il fatto che CANTANO E BALLANO. Che è una roba normalissima che anche a Hollywood si fa da un sacco di tempo (si chiama “musical”), ma che per qualche motivo quando succede in un film indiano suscita scalpore. Probabilmente perché anche queste scene sono spesso coreografate con uno sfarzo fuori dal comune, con decine o centinaia di ballerini coinvolti in numeri intricatissimi. RRR ha i suoi bei numeri musicali, che come sempre servono anche per portare avanti la trama e raccontarci, cantandoli, importanti dettagli sulla personalità dei personaggi e sui loro rapporti interpersonali. Uno in particolare ha fatto quella cosa di diventare virale in India, ed è una delle scene di combattimento più belle dell’anno:

(vi sfido peraltro a replicare a casa vostra le mosse di ballo dei due protagonisti. Io ci ho provato e infatti questo pezzo non lo sto scrivendo ma dettando)

Il dettaglio decisivo che potrebbe portarvi definitivamente dal lato di RRR è, secondo me, il fatto che le influenze c.d. “occidentali” si vedono in alcune delle scene più spettacolari del film, quelle dove Rajamouli fa incontrare la sua passione per l’azione e le arti marziali con un approccio quasi supereroistico, flirtando anche con il soprannaturale e regalando almeno quattro sequenze che per ricchezza e anche assurdità di idee fanno impallidire qualsiasi film Marvel mai uscito (scusate, non volevo fare lo Scomodo Paragone, mi è scappato). È lo stesso motivo per cui, nel deserto che è la nostra conoscenza del cinema indiano, un film come Enthiran riuscì qualche anno fa a farsi notare anche da noi.

Vi basterà guardare RRR per potervi dichiarare delle autorità sul cinema indiano? Ovviamente no, ma potrebbe bastare a convincervi a scoprire gli altri film di Rajamouli, e magari poi ad allargare lo sguardo, per esempio recuperandovi tutta la filmografia di una delle due star di RRR, Ram Charan. Sia su Netflix sia su Prime Video trovate parecchia altra roba oltre a RRR: potreste prenderlo come progetto per l’estate.