Royal Enfield Hunter 350: la prova su strada. Pregi e difetti, a chi è adatta

2022-09-10 05:01:06 By : Mr. Raymond Luk

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Terzo modello della famiglia "J", che comprende le già apprezzate Meteor e Classic, la Hunter condivide con le altre due moto della casa indiana il motore, il nuovo monocilindrico da 349 cc presentato lo scorso anno, ma non il telaio, un monotrave in acciaio a travi discendenti, completamente riprogettato e privo ora della culla di rinforzo inferiore. La Royal Enfield Hunter 350 sarà disponibile a partire dal prossimo autunno, ancora sconosciuto il prezzo.

La Hunter si presenta bene, ha finiture curate ed un’attenzione al dettaglio solitamente sconosciuta a moto di questa categoria, qualche perdonabile errore si trova solo indagando a fondo, brutto ad esempio, il bullone del fulcro forcellone, lasciato a vista sul telaio nero, ma nel complesso le verniciature sono ben fatte ed i materiali impiegati sembrano resistenti e sono gradevoli alla vista. La moto, pur sfiorando i 200 kg, in ordine di marcia, grazie al baricentro basso ed alla ottima distribuzione dei pesi, si muove facilmente e spostarla non è un problema nemmeno per chi non è un gigante, oppure è alle prime armi con le moto. Pregevoli le ampie maniglie posteriori rivestite in gomma, utili sia ad un eventuale passeggero, che come appiglio per spostare il mezzo, che è dotato anche di un comodo cavalletto centrale, molto funzionale in certe situazioni di viaggio o per la piccola manutenzione.

L’ampia seduta accoglie comodamente pilota e passeggero, ottima l’imbottitura, mai cedevole, ma allo stesso tempo nemmeno mai troppo rigida che garantisce il comfort anche dopo un centinaio di chilometri  passati alla guida. La sella è posta a 79 cm da terra e, complice il ridotto ingombro laterale della moto, permette a tutti di appoggiare facilmente almeno un piede a terra. Attenzione solo alla caviglia destra: poggiando il piede in terra molto aderente alla moto potrebbe entrare in contatto con la paratia para calore del collettore che passa proprio a quell’altezza. Nulla di grave o pericoloso, un problema praticamente inesistente, se si indossano stivali o scarpe alte da moto, ma potenzialmente fastidioso indossando normali calzature. Ottima la triangolazione pedane - sella - manubrio che garantisce una perfetta posizione di guida. I più alti potranno fare affidamento anche sulla possibilità di arretrare o avanzare sulla moto a proprio piacimento grazie alla sella lunga e piatta, scongiurando così indolenzimenti alle ginocchia o al busto. Ben visibile la strumentazione, mista analogico - digitale, che solo in particolari casi, se colpita perpendicolarmente dalla luce del sole diretta, risulta poco leggibile nella sua parte Lcd. Sempre ben visibile, invece, la lancetta arancione del tachimetro analogico. Pratici e funzionali i blocchetti con il tasto dedicato alla selezione dei conta chilometri parziali e totali. Ottima la luce emessa dal faro anteriore che di notte garantisce un’illuminazione adeguata della strada.

Appena messa in moto, la Hunter 350 colpisce favorevolmente per la sua tonalità di scarico, un borbottio cupo e molto piacevole, tipicamente Royal Enfield. Tirando la leva della frizione per inserire la prima, si nota un po' di contrasto, non è certo un macigno e ci si fa presto l’abitudine, ma avremmo preferito un comando più morbido. La frizione invece è ottima, risulta sempre molto modulabile e resiste anche ad un uso intenso o poco ortodosso, senza "gonfiare" o perdere mai di efficacia. Giù la prima e la marcia entra senza impuntamenti o contrasti, solo qualche incertezza nel passaggio fra folle e seconda se non si accompagna bene con il piede la leva del cambio nella sua corsa, oppure se non si tira a fondo la leva della frizione. Anche qui però, nulla di preoccupante e ci si fa presto l’abitudine. Appena un po’ lunga la corsa della leva del cambio, ma in compenso, aiuta quando si indossano stivali da moto. Lunga pure la corsa della leva del freno anteriore. Se da un lato questo può aiutare i neofiti a modulare meglio la frenata, lascia perplessi i più esperti, basta vedere quanto arretra la leva quando viene chiamata in causa per frenate incisive o di emergenza. La frenata risulta modulabile, ma richiede che la leva del freno sia "strizzata" in maniera decisa per poter azionare con efficacia la pompa a doppio pistoncino che morde il generoso disco anteriore da 300 mm. Molto buono l’Abs a due canali che adottata una modalità poco invasiva ed interviene solo quando c’è davvero bisogno. Il disco posteriore da 278 mm invece, pur potente, paga una modulabilità non eccezionale. Le sospensioni sono votate al comfort e pur morbide non risultano mai particolarmente cedevoli, ma lavorano sempre bene scongiurando i "fondo corsa" che si trovano solo su dossi molto pronunciati o arrivano da buche particolarmente profonde. In ogni caso la stabilità non è mai in discussione e la moto si dimostra sempre sicura e ferma in ogni situazione. La forcella anteriore, con gli steli da 41 mm protetti da due stilosi soffietti parapolvere in gomma nera ed i due ammortizzatori posteriori, regolabili nel precarico su sei posizioni, lavorano bene e sono piuttosto accordati fra loro rendendo sicura e confortevole la marcia. I due cerchi in lega, da 17", calzano pneumatici 140/70 al posteriore e 110/70 all'anteriore. I Ceat Zoom di primo equipaggiamento, pur non entusiasmando, si rivelano sinceri e prevedibili nel loro comportamento, richiedendo una guida fluida e rotonda, comunque adatta al tipo di moto. Ci incuriosisce sapere come si sarebbe comportata la Hunter 350 con gomme più "performanti", che avrebbero ulteriormente esaltato maneggevolezza e rapidità nei cambi di direzione. Alla guida infatti, la moto si rivela sorprendentemente agile e reattiva, mai nervosa o imprevedibile nelle reazioni, risulta fulminea e capace di infilarsi ovunque anche nel traffico di Bangkok. Nonostante tutto però, la Hunter 350 non perde comunque mai nulla in fatto di stabilità e rigore di marcia anche percorrendo i lunghi curvoni di immissione alle rampe autostradali o in rettilineo. La velocità massima dichiarata dal costruttore, 115 km/h ci è sembrata comodamente raggiungibile e superabile, seppure non di tantissimo. I 90, 100 km/h possono essere tranquillamente considerati la velocità di crociera con la quale affrontare viaggi, anche molto lunghi, in totale relax.

Il monocilindrico di 349 cc, raffreddato ad aria ed olio con i suoi 20,2 Cv non spaventa i neofiti, ma non risulta nemmeno "soporifero", anzi, tutt’altro! Sempre molto elastico, a meno che non chiediate una ripartenza in quinta marcia a bassissimo numero di giri, fa dei medi regimi la sua forza. In questi frangenti sfodera un invidiabile brio, a patto di non insistere troppo oltre e passare al rapporto successivo, senza esplorare inutilmente le zone prossime al limitatore. Lo definirei un motore con più coppia che cavalli, per rendere al meglio l’idea che si prova alla guida. Un motore che fa tutto e lo fa bene, al punto da regalare, spesso, più di un sorriso malizioso a chi guida.

La Hunter è una moto davvero trasversale e si presta ad un uso a 360° da parte di un pubblico molto ampio. Ottima per i neofiti, che verranno sempre rassicurati dal comportamento di una moto che li asseconda in tutte le loro esigenze, come per i motociclisti più navigati e smaliziati, che si divertiranno a far uscire il carattere e la sostanza ciclistica di una due ruote che si presta in maniera commovente ad ogni stile di guida e strapazzo. Perfetta per chi cerca un’alternativa di carattere allo scooter e voglia distinguersi dagli altri senza dover dar fondo ai propri risparmi. Ideale per recarsi tutti i giorni al lavoro, ma senza sfigurare all’aperitivo, adatta per intraprendere un viaggio senza troppa fretta percorrendo una bella strada secondaria, ma mantenendo sempre un’identità precisa. La risposta per tutti quelli che cercano un mezzo economico nell’acquisto e nella gestione, ma non per questo cheap e privo di carattere. Royal Enfield ha 120 anni di storia e produce moto a Chennai, in India, da più di 50 anni, prima su licenza e con il trasferimento delle linee di produzione dall’Inghilterra, poi con l’acquisizione dello storico marchio. Oggi ha saputo mantenere viva la tradizione inglese, grazie al suo Technology Centre di Leichester, a metà strada fra Manchester e Londra, dove ha sede il reparto ricerca e sviluppo di Royal Enfield e dove nascono i nuovi progetti del marchio anglo indiano. Una moto facile, divertente e stilosa, che fa venire voglia di saltare in sella e guidare senza troppi problemi. Presentata in sei accattivanti livree, sarà commercializzata in Italia in autunno, quando verrà dichiarato anche il prezzo, che supponiamo non si discosterà molto da quello delle sorelle Royal Enfield "Classic" e "Meteor" 350.

I pro e i  contro della Royal Enfield Hunter 350.

Tutte le specifiche della nuova moto del marchio indiano.

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