iRobot Roomba j7+ dopo sei mesi di prova: l'aspirapolvere più autonomo che c'è, si svuota e se la cava sempre. La recensione. | DDay.it

2022-07-23 03:48:25 By :

Questa non è una prova "sbrigativa", ma la storia della costruzione di un nuovo forte rapporto di fiducia; e del conseguente doloroso addio di un vecchio amico. No, non è un romanzo e non è neppure drammatico come sembra; è solo una storia vera che ha messo faccia a faccia due iRobot Roomba, i robot aspirapolvere: uno, il mitico 980, vecchio top di gamma, con mille battaglie sotto le ruote e malgrado ciò ancora pronto a scendere in campo come fosse il primo giorno; l'altro il J7+, uno dei migliori modelli della gamma attuale.

Una coabitazione tra il vecchio saggio e il giovane intelligente che è durato sei mesi. perché solo in un periodo così lungo puoi veramente analizzare se è giunto il momento di mandare il vecchio robot a svernare nella casa di montagna e passare al nuovo modello.

Ecco qui la nostra cronaca di vita vissuta.

Partiamo dal quaderno dei desideri: cosa vogliamo chiedere a un robot aspirapolvere? Tenendo conto che siamo nel 2022 e che i robot non sono più "magia nera" ma un ausilio che in tanti hanno sperimentato: non ci si può più accontentare del vedere che si muovono da soli per la stanza.

Beh, il requisito fondamentale è la capacità di aspirare bene, va da sé. E poi certamente la buona copertura degli spazi e la facilità a districarsi da eventuali ostacoli; anzi meglio ancora sarebbe che non ci si vada proprio a incastrare, evitando le situazioni potenzialmente complesse. E poi che la manutenzione richiesta sia minima, perché non ci venga mai voglia di "far noi che facciamo prima", piuttosto di lasciar fare al robot. A noi, poi, sta anche molto a cuore una rumorosità non eccessiva. E infine la piena controllabilità via Wi-Fi, anche da remoto; unita, se possibile, alla capacità di riconoscere le diverse stanze, permettendoci quindi di confinare a livello logico la pulizia a un solo ambiente senza dover creare barriere fisiche, chiudere le porte e così via.

Il nostro Roomba 980, battezzato Formica, è un fedele amico ma non è un campione in tutti questi aspetti. Pulisce molto bene (anche se non è certo silenzioso) ma non sempre passa indenne gli ostacoli: ha una discreta passione per i cavi, anche quelli della sua stessa base di ricarica che, per pigrizia, non abbiamo mai fissato né al muro né a pavimento. E poi, per un utilizzo assiduo (almeno una volta al giorno si mette in moto), è richiesto lo svuotamento del serbatoio della polvere abbastanza frequente, almeno ogni tre-quattro giorni, altrimenti è pressoché certo che si riceva il segnale di serbatoio pieno con conseguente impossibilità a far partire il robot.

Il Roomba 980 è tra i primi modelli iRobot controllabili via Wi-Fi, e quindi anche con i comandi vocali via Alexa, per esempio. Ma non è in grado di distinguere tra le diverse stanze e pulisce sempre a partire dalla sua base, via via allontandosi: per confinarlo, al di là dei "radiofari" fisici, disponibili come accessori, restano le porte da chiudere; e comunque non è possibile mandarlo a pulire una stanza lontana, trascurando quelle vicine. Insomma, è un bellissimo robot, funziona ancora come il primo giorno, ma gli si leggono in faccia i segni di una certa "vecchiaia".

Così, a gennaio 2022 è entrato in casa un giovane rampante: si tratta di Roomba J7+, un robot di nuova generazione nella versione dotata anche di base di autosvuotamento.

Si tratta di un robot a pianta circolare (come da tradizione iRobot tradita solo con la serie S che ha la forma a D tipica del layout Neato) che si basa sulle classiche spazzole gommose contrapposte centrali e una spazzola rotante laterale per le rifiniture degli angoli.

Nella parte inferiore, in corrispondenza del serbatoio (vedi parte bassa della foto qui sopra) è chiaramente visibile il condotto con valvola di tenuta che permette lo svuotamento del robot non appena la base genera una depressione sufficiente a vincere la tenuta della gomma. 

Per il resto il robot dispone di un solo tasto: tutta l'interazione che conta si effettua tramite app.

Ottimo il rapporto di forma della base di ricarica e scaricamento che risulta ora meno alta di quella delle serie precedenti e che quindi guadagna non poco in facilità di ambientazione.

Battezzato "Briciola" (tutti gli apparecchi iRobot hanno un nome, che poi serve anche per identificarli nei comandi vocali), il nuovo Roomba J7 non ha sostituito quello vecchio: diciamo che è entrato in casa in prova, affiancando il vecchio 980. I due robot si sono divisi un angusto spazio di uno sgabuzzino: si è trattato di un tentativo, visto che le indicazioni del produttore per la buona installazione sono di tutt'altra natura. In buona sostanza, lo spazio a disposizione non risponde alle richieste del produttore né per le distanze laterali, né per quelle superiori e men che meno per quelle frontali. Ma noi ci abbiamo provato ugualmente, ben sapendo che se qualche cosa nelle operazioni di uscita e rientro alla base fosse andato storto, non avremmo potuto prendercela con il prodotto o il produttore.

Il vecchio 980 ha sempre abitato sotto un piccolo rialzo di legno: i profili dell'apparecchio e della sua base sono bassi, ci sta praticamente dovunque.

Il nuovo J7+ ha la base di svuotamento che occupa spazio: malgrado sia stata rivista rispetto alle prime generazioni (quella della serie i per intenderci) per avere un minore ingombro in altezza, cosa molto utile, comunque richiede, anche non rispettando le distanze indicate da iRobot, almeno 35 cm in verticale, più del triplo di quanto richiesto dal vecchio modello.

Questo è un primo problema: tocca rivedere la disposizione di un po' di cose dello sgabuzzino.

Alla fine la base del J7 finisce mezza incastrata tra altri oggetti e con scope e spazzoloni che gli pendono sulla testa: si tratta di condizioni limite, ben oltre i requisiti dettati dal manuale. Ci proviamo comunque, già pronti a dover constatare possibili difficoltà del robot a tornare a casa senza problemi.

Dopo la configurazione e il battesimo, siamo pronti per fare qualche prova.

La prima pulizia sa di passaggio di consegne: il J7 parte e, arrivato di fronte al 980, si volta verso il vecchio robot e avanza fino a toccarlo, quasi gli desse il "cinque"; poi gira su sé stesso e guarda la porta dello sgabuzzino aprirsi per la prima volta sulla casa intera. A noi vecchi romantici della tecnologia, ci è parso un piccolo gesto di rispetto, prima di un eventuale passaggio di consegne.

All'inizio il J7 non conosce la planimetria e richiede almeno due-tre pulizie complete prima di "capirci qualcosa". È ragionevole: questo robot dispone di una videocamera le cui immagini, per la serenità degli utenti attenti alla privacy, non escono in nessun modo dall'apparecchio, se non - come vedremo - per chiedere un parere al proprietario su un ostacolo occasionale. Le immagini catturate servono innanzitutto per riconoscere dei punti chiave dei "panorami" domestici, così da migliorare l'orientamento e anzi renderlo possibile anche se si solleva il robot manualmente e lo si sposta, come vedremo più avanti. E poi servono per riconoscere eventuali ostacoli od oggetti che è meglio evitare: certamente i cavi, per i quali J7 ha una particolare sensibilità e che sono a rischio aggrovigliamento; ma dovrebbero essere riconosciuti anche eventuali "ricordini" lasciati sul pavimento dagli animali domestici, che così si evita di "spalmare" sul pavimento.

Con queste premesse, è bene che le prime pulizie siano "enciclopediche" e quindi prevedano la copertura di tutta la casa: porte spalancate, ostacoli grossolani rimossi e si parte alla ricognizione. Dopo un primo giro in modalità pulizia, capiamo che tutta la casa, circa 140 metri quadrati, è troppa per una carica sola di batteria: il J7, a metà lavoro, torna alla base a ricaricarsi e quindi, dopo un'oretta abbondante, riprendere la sua pulizia di ricognizione. Ma il ritorno alla base fa accorrere mezza famiglia nello sgabuzzino: la procedura di auto-svuotamento è decisamente rumorosa, una bella aspirata intensa che deve richiamare i detriti dal serbatoio del robot (che è in basso) verso il sacchetto di raccolta (che è più in alto). Il j7, inteso come robot, è decisamente più silenzioso del 980, che era sì "muscolare" nell'aspirazione ma certamente non discreto. Ma detto questo, se non si vuole sobbalzare nel letto, il rientro alla base del j7 è sconsigliabile nelle ore notturne.

Questo però ci fa capire anche perché la soluzione con la base di ricarica e svuotamento (la versione "+") abbia un prezzo di 200 euro più alto: di fatto c'è un secondo (e ben più potente) aspirapolvere imprigionato nella base di svuotamento, un piccolo lusso che però rende la soluzione veramente robotica. La memoria corre veloce al 980: lo svuotamento in un robot tradizionale deve essere fatta con una discreta frequenza, dato che la polvere e i detriti presenti a terra sono sempre più di quanti si pensi e che il serbatoio è gioco forza molto limitato in dimensioni. Ed è praticamente impossibile non sporcarsi almeno un po' le mani; ma ai più maldestri sarà certamente capitato di riversare per terra metà del contenuto del serbatoio nel tentativo di svuotarlo. Con Briciola, non si entra mai in contatto con lo sporco.

Tornando alla ricognizione per la costruzione della mappa, scopriamo che nell'app iRobot c'è anche una funzione specifica: il robot gira per la casa senza aspirare ma solo per "conoscere". Questa modalità gli permette di completare il giro di ricognizione molto più velocemente e soprattutto con una sola carica. Così, con altri due giri, il nostro J7 ha imparato a conoscere la mappa di casa, almeno di quella parte di casa accessibile (ci sono un paio di aree con un gradino che ovviamente non può essere superato). Serve ovviamente un'operazione manuale sull'app per dividere gli ambienti in una maniera più corretta rispetto a quanto proposto in autonomia dall'app e per are un nome sensato a ogni stanza: l'operazione sarà vitale per poi mandare il robot a pulire solo una stanza, sia attraverso l'app che con i comandi vocali.

L'algoritmo di navigazione di Roomba non è più quello apparentemente casuale di qualche anno fa. Ora il robot gira per la stanza con un criterio preciso, cercando di tirare linee diritte abbastanza lunghe e procedendo con ordine. Man mano che il lavoro va avanti e la stanza si complica, si fa più fatica a capire la logica di funzionamento, ma si vede bene che la macchina passa circa tre volte in ogni punto prima di dichiararsi soddisfatta.

Il risultato è una pulizia ottima, che non tradisce le aspettative. Il fatto che il serbatoio, che si autosvuota ad ogni pulizia, sia sempre bello pulito aiuta non poco il potere aspirante della macchina, permettendo quindi un ottimo risultato anche con una rumorosità più contenuta dei modelli della vecchia serie 900.

L'unico vero problema lo si incontra probabilmente con i detriti leggeri, come alcune briciole di pane. Capita a tutti i robot con le spazzole rotanti esterne (quelli a layout tondo, per intenderci): se la briciola viene intercettata dalla zona più esterna (e quindi più veloce) della spazzola, può essere che "parta per la tangente" finendo magari in un'area dove il robot è già passato. In questo modo può capitare che singole briciole restino sul pavimento, ma si tratta di fenomeni rari e spesso mitigati dai ripetuti passaggi di Roomba sugli stessi spazi.

Da qui in poi tutte le considerazioni che faremo sono frutto non dei primi utilizzi ma di ben sei mesi di utilizzo continuo. E la premessa da fare è che in questi sei mesi Formica, il Roomba 980, mai dismesso per "precauzione", non è più stato "chiamato in servizio".

La prima cosa che colpisce del Roomba J7+ è il determinismo con cui torna alla base, malgrado le difficoltà logistiche summenzionate e l'installazione non ortodossa: in sei mesi, con circa tre pulizie al giorno (spesso limitate alla sola cucina), il ritorno non è riuscito per sole due volte.

La prima volta il robot non si era riagganciato alla base perché nel frattempo era stato posizionato proprio davanti ad essa un sacchetto pieno, non aggirabile in nessuna maniera. Dopo alcuni tentativi il j7 si era accontentato di addormentarsi subito davanti all'ostacolo, in attesa di assistenza. È bastato riporlo manualmente sulla sua base per risolvere.

La seconda volta - più recente - il robot ha incontrato forse l'unica situazione di difficoltà operativa: è rimasto "a penzoloni" sulla soglia del balcone in leggero rilievo. L'addestramento è avvenuto in inverno, a infissi chiusi e, recentemente, per la prima volta, si è trovato ad operare con la porta finestra aperta. In teoria il J7 non sarebbe dovuto uscire, visto che lavora sul confine della propria mappa, ma evidentemente un po' di tolleranza ha fatto sì che scavalcasse per un attimo la rima della soglia, rimanendo di fatto bloccato a metà, senza riuscire a tornare indietro né andare avanti.

La cosa interessante è che, essendo noi presenti, l'abbiamo sollevato e rimesso sul pavimento della cucina, in un punto non vicinissimo a quello del blocco, accostando questa volta la porta finestra: malgrado lo spostamento manuale, il Roomba J7 è stato in grado di riorientarsi (a questo servono i riferimenti ottici catturati dalla fotocamera) e a ritornare tranquillamente alla base: un comportamento per nulla scontato nel mondo dei robot.

La stessa ottima capacità di orientamento, l'ha dimostrata operando al buio, come spesso accade ai robot programmati o attivati via app: in fondo non c'è nulla di meglio che attivare il robot in assenza di persone, sia per la qualità del lavoro che il robot svolge sia perché non dà fastidio né per ingombro né per rumore. Ma, come la prova di altri robot il cui lavoro è supportato dalle immagini in passato ci aveva insegnato, operare al buio porta spesso a pulizie molto più lunghe e ancora più spesso a mancati ritorni alla base. Non con il J7, che accende un piccolo faretto sul frontale, se ne sente il bisogno, e va avanti come se nulla fosse: la pulizia della nostra cucina dura sempre intorno ai 20-25 minuti senza grandi differenze tra ambiente illuminato o buio completo; e soprattutto il robot è sempre tornato correttamente alla base.

In definitiva, su questo fronte, Roomba j7 sembra avere proprio una marcia in più: si dimostra infatti, tra tutti i modelli da noi provati fino a oggi, quello con la massima affidabilità di rientro a casa, a prescindere dalle condizioni ambientali e malgrado un tempo di osservazione molto alto, circa 6 mesi di utilizzo costante.

Una nuova funzione del j7 che ci ha davvero colpito è l'analisi degli ostacoli che il robot fa sulla base della telecamera: infatti, man mano che procede, analizza lo spazio circostante e se vede qualcosa di sospetto, se ne tiene alla larga e manda al "padrone" una foto dell'oggetto non meglio identificato.

Nel nostro caso, quasi sempre si tratta di cavi: il robot prima completa la pulizia in maniera conservativa, evitando quindi l'area dubbia e poi manda all'app una richiesta di parere, con tanto di testimonianza fotografica.

Se il proprietario valuta che la minaccia prospettata sia un falso positivo, può mandare il robot a rifinire la zona senza tutte le cautele avute al primo giro. Si può anche dare indicazioni a Roomba di trascurare quel tipo di ostacoli in quella zona per le prossime volte: il robot apprende dalle sue esperienze e man mano affina la qualità della copertura.

Anche per questo motivo una prova "sbrigativa" del j7 non ha alcun senso. E dobbiamo dire che - ed è la seconda volta che torniamo su questo punto - nessun robot tra tutti quelli che abbiamo provato si era mai rivelato così capace di osservare e soprattutto di reagire in maniera corretta ad eventuali minacce.

Per "gioco" abbiamo provato a "dimenticare" per terra un po' di biancheria sporca in mezzo alla cucina e un paio di scarpe abbandonate abbastanza vicino al perimetro (ma non troppo) ma soprattutto in prossimità di un piccolo cumulo di briciole.

Il nostro Roomba j7 ha iniziato la sua pulizia e, una volta arrivato al cospetto delle calze e delle mutande per terra, si è fermato, ne ha analizzato l'immagine e con grande cautela ha pulito tutto attorno, senza neppure sfiorarle, evitando così di trascinarle o peggio ancora aggrovigliarle sulle parti rotanti.

Lo stesso è accaduto con le scarpe, prontamente riconosciute ed evitate con precisione; malgrado ciò, il j7 non ha omesso di raccogliere il mucchietto di briciole lasciato con malizia subito dietro le scarpe.

A lavoro terminato, Briciola ha inviato sull'app le foto degli "imprevisti" chiedendoci una revisione: se l'ostacolo viene identificato come permanente, il robot ne prende atto e lo eviterà nelle prossime pulizie; se è catalogato come temporaneo, proverà a ripassare la prossima volta. O addirittura, si può chiedere di ripassare immediatamente per recuperare eventuale sporco trascurato perché troppo vicino o sotto gli oggetti.

Una volta rilasciato il feedback, il robot comunica di aver "appreso" dai nuovi input ricevuti e di aver aggiornato di conseguenza le proprie informazioni sulla casa, che via via che si usa il prodotto diventano sempre più "nitide".

Il sistema di intelligenza artificiale di Roomba j7 è stato addestrato con diverse immagini di 60 tipologie di possibili ostacoli temporanei o inopportuni, comprese le deiezioni di cani e gatti: ci perdoni il lettore se, per amore di igiene, abbiamo omesso questa particolare prova. Ci crediamo sulla fiducia.

Il banco di prova più crudele per ogni robot è l'orrendo tappetino del bagno, bello alto, leggero e privo di grip sul pavimento. Già altri robot in passato hanno fallito miseramente il confronto con questo tappeto (compreso il pur valido Roomba 980), finendo il più delle volte per rimanerne avvinghiati come nelle peggiori sabbie mobili.

Abbiamo quindi mandato il j7 a pulire direttamente il bagno in questione (uno dei vantaggi della possibilità di indirizzarlo alle singole stanze) e ci siamo goduti la scena: il robot ha provato a salire sul tappeto, riuscendoci ma poi senza avere la capacità di muoversi (il grip tra ruote e tappeto è superiore quello tra pavimento e tappeto e quindi questo inizia a scorrere sotto le ruote).

Ma meritoriamente il j7 riesce però a scendere dal tappeto e piuttosto lo spinge contro la parete per farsi largo. Ma - abbiamo provato per tre volte di fila - il j7 riesce sempre a completare la missione e tornare a casa indenne.

A lavoro finito, come negli altri casi, Briciola ci invia le foto dell'ostacolo, in questo caso il tappetino per avere indicazioni sul futuro.

A tutti i possessori di robot aspirapolvere è capitata un'operazione "rescue", un recupero dell'apparecchio disperso da qualche parte della casa; spesso capita nella selva di gambe delle sedie attorno al tavolo che il robot non riesca a districarsene e, dopo un po' di tentativi, getti la spugna in attesa di assistenza umana o addirittura arrivi ad esaurire la batteria alla ricerca di vie di fuga. Nel fitto scenario del nostro tavolo della cucina, dove altri robot si sono smarriti, i j7 è sempre riuscito a tornare a casa con pazienza.

Certo, tutte le istruzioni dei robot aspirapolvere consigliano di preparare la casa e di sollevare le sedie prima della pulizia. Ma se il lavoro umano diventa significativo, anche il senso dei robot viene un po' meno. Il nostro Briciola ha dimostrato una resilienza agli ostacoli e agli imprevisti davvero stupefacente. E a nostro avviso è proprio questo l'aspetto più convincente di questo robot: se la cava da solo, in tutto.

I giorni passano uno dietro l'altro e il buon proposito di guardar dentro al j7 l'abbiamo sempre rimandato di settimana in settimana. Lui va, pulisce e si scarica da solo. Insomma, il segnale di serbatoio pieno, con la conseguente impossibilità di pulire, non l'abbiamo mai ricevuto. E senza urgenze pendenti, ha vinto la pigrizia: non fate come noi.

Dopo sei mesi di lavoro abbiamo aperto il serbatoio: in effetti ci siamo sentiti dei pessimi "padroni".

In tutti questi mesi un po' di pulizia e manutenzione avremmo potuto farla: il serbatoio è effettivamente completamente vuoto, ma un po' di detriti di troppo nei condotti e attorno a rulli ci sono, come anche i classici capelli (invero non tanti).

Va bene, il buon proposito di dare un occhiata al robot almeno una volta al mese ci pare un buon compromesso.

Detto questo l'app aiuta a verificare lo stato dei componenti consumabili (il filtro dell'aria, che comunque sarebbe bene pulire ogni tanto; le spazzoline laterali; le spazzole controrotanti centrali): un counter somma le ore di utilizzo di ogni componente e consiglia la sostituzione. Noi, nei nostri sei mesi di utilizzo, siamo arrivati a circa il 60% dell'utilizzo del filtro, mentre le spazzole possono funzionare ancora rispettivamente per 123 ore, quelle laterali, e per addirittura 279 ore, quelle controrotanti; per i primi due componenti, un esemplare di ricambio è già disponibile nella confezione.

Il sacchetto all'interno della base di ricarica è decisamente capiente e appare ancora non del tutto pieno: ci penserà l'app a segnalarci l'eventuale necessità di sostituzione.

Nella confezione c'è già un secondo sacchetto così da non farsi prendere in contropiede in caso tocchi cambiarlo.

I costi dei ricambi sono decisamente contenuti: tre filtri di ricambio costano 25 euro; tre spazzoline laterali vengono invece 15 euro.

L'app iRobot è stata via via aggiornata per rispondere alle nuove possibilità dettate soprattutto dall'introduzione del robot j7. Soprattutto si tratta del sistema per mettere a terra tutta l'intelligenza del sistema Genius 3.0, un paradigma evolutivo che porta (porterebbe) il robot iRobot ad evolvere nel tempo, imparando dai propri errori e dalle proprie esperienze. Effettivamente per alcuni aspetti, il j7 si comporta proprio così, soprattutto con il meccansimo della revisione degli ostacoli a cura dell'utente. Ma non è sempre così: la soglia della cucina, che ha messo in difficoltà il Roomba, se lasciamo aperta la porta finestra del balcone, viene riaffrontata con la medesima baldanzosità, segno che Briciola non è stato in grado di correggere i suoi comportamenti sulla base dell'esperienza sfortunata.

L'app è comunque facile, completa e veramente ben funzionante. Innanzitutto è possibile possedere e comandare più di un robot (sulla nostra ci sono contemporaneamente sia Formica che Briciola. E poi si possono creare routine programmate o richiamabili manualmente che prevedano per esempio la pulizia solo di determinate stanze: si può decidere quali e l'ordine. Il sistema dà anche, sulla base delle sue esperienze di pulizia, una stima della durata di ogni operazione.

La programmazione può essere oraria, sulla base dei giorni della settimana; o addirittura automatica: quando ci allontaniamo di casa, qualunque sia l'ora (ma solo nei giorni prescelti), il robot si può mettere in funzione per compiere una routine di pulizia su tutta la casa o solo su determinate stanze. Si possono anche definire delle fasce orarie di "moratoria" per non disturbare abitanti e vicini di casa.

Si può anche controllare la cronologia di tutte le operazioni compiute e, come abbiamo già detto, verificare lo stato dei materiali di consumo, oltre che lo stato del robot in termini di connessione alla base, carica della batteria e ricezione della Wi-Fi.

Infine c'è anche la possibilità di far emettere un suono al robot per ritrovarlo in caso si fosse disperso da qualche parte in casa: a noi non è mai successo e non abbiamo mai dovuto usare questa funzione.

Da segnalare anche la possibilità di creare più di una mappa (si pensi per esempio ad abitazioni su più piani): basta prendere il robot di peso, portarlo all'altro piano e far partire la routine di riconoscimento degli spazi. Ovviamente la base di ricarica non sarà raggiungibile (è ad un altro piano) ma il riconoscimento degli elementi di arredo attraverso la telecamera basta al robot per imparare ad orientarsi anche se il punto i partenza non è sempre lo stesso, come avviene nei piani senza base di ricarica.

Altra cosa interessante è la possibilità di definire delle aree di interesse, magari particolarmente soggette allo sporco, che si vuol pulire in maniera intensa, senza per questo pulire tutta la stanza: l'esempio più classico è per esempio l'area pranzo, sotto e attorno al tavolo, su cui scatenare la pulizia subito dopo aver mangiato. Il tutto si fa in maniera grafica sulla mappa, così da rendere la granularità delle routine ancora più dettagliata, non solo a livello di stanza, ma se si vuole anche per sotto-aree specifiche.

Come tutti i prodotti iRobot, anche il nostro Briciola è comandabile attraverso i comandi vocali. La possibilità di inviare i robot a pulire una sola stanza, o addirittura più di una, complica però un po' la sintassi:  prima bastava dire "Ehi Google, fai partire Formica"; ora tocca specificare qualcosa come "manda Briciola a pulire in sala". Insomma, gli aspetti che possono non essere capiti correttamente aumentano un po'. Soprattutto nel caso di Alexa: la skill iRobot per questo sistema, infatti, è molto rigida per l'invocazione iniziale. Tocca sempre dire qualcosa come "Alexa, chiedi a Roomba di mandare Briciola a pulire la sala". Se non si antepone il "chiedi a Roomba", Alexa semplicemente non capisce. Il comportamento non ci sembra molto flessibile e probabilmente deve essere oggetto di una qualche revisione della skill. L'esito è che alla fine, mentre il Roomba 980, Formica appunto, veniva quasi sempre attivato con i comandi vocali, per Briciola (il j7) alla fine tutta la famiglia ha preferito operare direttamente sull'app. Alla fine la possibilità di creare un tasto per ognuna delle routine più usate, trasforma l'attivazione anche di task complessi in un massimo di due tap: meglio che litigare con un assistente vocale non così intelligente.

Tocca ora parlare di prezzo: il j7+ nel momento in cui scriviamo è in vendita a 799 euro, nella configurazione che comprende - lo ricordiamo - anche la base di svuotamento. La versione j7 (senza il "+" e quindi senza base di svuotamento ma solo quella di ricarica) si colloca 200 euro sotto, a 599 euro.

Sono soldi: un confronto con gli altri prezzi di mercato, iRobot e anche concorrenza, piazza questo prodotto quasi ai massimi di mercato, superato solo dalla proposta Dyson. Una scelta quindi che, malgrado dal punto di vista del funzionamento non possa che essere considerata vincente, deve fare i conti con il portafoglio e con la propensione alla spesa per avere una casa più pulita senza aggiungere un briciolo di fatica a quella che già si fa.

Se guardiamo gli aspetti tecnologici, però, va detto che il prezzo appare assolutamente commisurato alle prestazioni del sistema: basti citare l'illuminazione LED sul frontale che riesce a guidare il robot in qualsiasi condizione, anche nel buio più assoluto, e che non incide clamorosamente (come accade invece con robot di altre marche) sull'autonomia di pulizia e aspirazione. E poi il sistema di notifica degli "imprevisti" vale dal solo il prezzo del biglietto.

Se si considera invece il sollievo dalle incombenze quotidiane e soprattutto la bassissima necessità di assistenza richiesta dallo j7, il "prezzone" rischia di diventare anche basso. Un vecchio adagio diceva che chi più spende, meno spende: non sappiamo se sia applicabile a questo caso, ma certamente chi acquista un robot che va accudito come un neonato una pulizia sì e una no, probabilmente i suoi soldi li ha semplicemente buttati. In questo caso, certamente li si spende, ma non si butta via nulla.

Un paio di calzini per terra non sono più un "non-ostacolo" con cui litigare; e neppure una barriera insormontabile. Sono semplicemente un paio di calzini, probabilmente usati: meglio starne alla larga e avvisare qualcuno. Quello che fa questo j7 se è chiamato a scenari imprevisti ma non inconsueti nelle nostre case.

Non giriamoci attorno: per quello che fa e per come lo fa, il j7+, almeno per il momento, è il robot più convincente, anche se si colloca in una fascia economicamente impegnativa, attorno agli 800 euro. In questo robot si concentra tutta la filosofia di iRobot e di Colin Angle, il suo fondatore: concretezza e "ruote" per terra. Pochi gadget e piuittosto la ricerca della massima affidabilità, della capacità di cavarsela in (quasi) tutte le occasioni, dell'essere veramente di ausilio alle persone; non certo un effimero tecno-gadget che le persone meno "nerd" sono destinate a guardare con sospetto o addirittura con odio. Tutto ciò che abbiamo apprezzato dei Roomba in questi anni con in più un livello di autonomia e di capacità di valutazione che non avevamo mai visto su apparecchi di questo tipo. Tanto basta per trasferire nella casetta di montagna, tra gli onori e molte medaglie, il vecchio Roomba 980: la tecnologia è andata avanti, largo ai giovani.

Affidabilità nel rientro alla base ai massimi livelli

Gestione delle singole stanze e di aree specifiche

Riconoscimento automatico di ostacoli da non toccare

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