I designer e creativi protagonisti del 2021

2022-06-25 05:22:08 By : Mr. Ricky-Jerry Team

Progettisti, curatori e architetti alle prese con la pandemia ci hanno accompagnato passo dopo passo verso la nuova consapevolezza che il comparto del design ha di sé

L’anno appena terminato ha visto i designer confrontarsi in maniera più stringente che mai con le sfide del nostro Tempo. Sfide che non potevano essere rimandate e che hanno richiesto risposte magari imperfette, magari inattese, ma veloci e precise. Per fortuna il mondo si muoveva già in una direzione che ha facilitato le tante sperimentazioni che in tempi di necessità aguzzano l’ingegno.

Una serie di incontri ci ha dato modo di dar voce ai protagonisti di questo passaggio, che hanno raccontato i punti salienti delle novità, delle buone pratiche e anche delle speranze che riempiono un futuro che è ormai arrivato, nella fiducia che quanto imposto dalla pandemia possa trovare un suo valore anche quando l’emergenza sarà davvero finita.

Tra curatori di importanti musei, creativi che si muovono tra arte digitale e artigianato, direttrici di importanti fiere alla loro prima volta nel digitale, architetti di due mondi, i protagonisti dell’anno ci hanno accompagnato passo dopo passo, scoperta dopo scoperta verso la nuova consapevolezza che il comparto del design ha di sé. Ecco allora i contributi più interessanti dell’anno.

Scrittore, blogger, presentatore, influencer, imprenditore digitale. Pochi sanno che le tante facce di Paolo Stella cominciano con quella dello studente in architettura, sua antica passione che dopo tanto tempo ha ritrovato sulla sua strada professionale. L’abbiamo incontrato in casa sua, e ci ha parlato di design e del suo progetto Suonare Stella. Paolo è convinto che il design sia un’arte altissima, perché impatta sulla vita delle persone. Purtroppo, la comunicazione che spesso lo circonda è da addetti ai lavori per addetti ai lavori. Un paradigma che vuole mutare, raccontando non oggetti, ma storie. Anche se forse non tutti ce ne rendiamo conto, lo stile italiano è ancora in gran forma, è il momento di farlo sapere al mondo intero.

Curatore design nonché Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale, Marco Sammicheli è la persona giusta a cui chiedere in che direzione sta andando la riscoperta del design a Milano. Perché offrire al pubblico mostre che sapessero aprire spiragli sconosciuti ai più, per tessere un lungo dialogo tra i protagonisti a cui partecipasse l’intera città è da sempre una delle prerogative del grande spazio di Parco Sempione. Dopo la collezione di arredi di Mollino e la casa di Albonico, altre donazioni porteranno dimore altrimenti inaccessibili davanti agli occhi del pubblico, un tipo di percorso innovativo, che si allontana dall’anima industriale e seriale del design per entrare in quella più domestica.

È stata chiamata al difficile compito di traghettare il Salone del Mobile online, per la prima volte nei suoi sessant’anni di storia, ma anziché spaventarsi, Annalisa Rosso ha giocato l’all-in. Per fortuna il processo era già cominciato, e la pandemia ha semmai accorciato i tempi. Ma la rivoluzione non è affatto terminata, anzi. L’ambizione è di fare di Salone del Mobile.Milano il vero punto di riferimento di tutto il comparto, capace di agire come collettore di notizie sul mondo del design, come vetrina privilegiata nonché luogo d’incontro per tutti gli attori. Una strada complessa e stratificata, su cui però stiamo già camminando.

La candidatura allo Strega del suo Libro delle case è quasi un’anomalia nella storia del premio letterario più importante d’Italia. Del resto è un libro anomalo, difficile da catalogare ma facile da leggere, costruito su un’evidenza che tutti conosciamo: le case non sono solo case. Sono memorie: belle, brutte, di noi, di altri. Sono un linguaggio: quella di una coppia in crisi che sa come litigare attraverso le tende delle finestre. Ma soprattutto sono relazioni: possono essere persone, possono farci sentire bene o male, possono cambiarci. Una riflessione che ha il pregio della verità perché anche se non sanguinava come faceva Hemingway, mentre scriveva Andrea Bajani rideva e piangeva.

Già vincitore del premio Strega, direttore del Salone del Libro di Torino, lo scrittore barese è tornato in libreria con La città dei vivi, versione romana di A sangue freddo, che ripercorre la cronaca dell’omicidio Varani. Con una penna precisa e scorrevole, Nicola Lagioia traccia però un grande affresco di Roma, che agisce come un vero personaggio nella storia. Col suo fatalismo istrionico, la sua decadenza, Roma è la vera madre di chi ci abita, e ha generato questa vicenda nera come infinite altre. Il titolo si riferisce a quel miscuglio tra vivi e morti che sembra peculiare alla città, immersa in millenni di storia, cantata tante volte, sempre diversa e sempre uguale a se stessa.

La grande astrofisica italiana veste i panni della curatrice per il grande progetto della XXIII Esposizione Internazionale di Triennale Milano. Il tema-guida sarà Unknown Unknowns: an introduction to mysteries. Mappare i confini dello scibile umano è utile per immaginare, ma anche per ricordare come siamo arrivati a illuminare quello che sappiamo. Ricerca, inclusione, sfida. Sono alcune delle parole chiave che la scienziata indica perché la scoperta continui. Parole che nascondono idee importanti, che hanno un impatto sociale molto più marcato di quanto si potrebbe pensare. Il cambio di prospettiva vuol dire collaborazione tra i popoli, accesso vuol dire gender equality: punti di partenza per il futuro che tutti ci auguriamo.

Con la terza edizione di EDIT in saccoccia, e Napoli che si conferma sempre più punto di riferimento per il design d’autore, la fondatrice Domitilla Dardi guarda con fiducia al futuro. Anche perché tra i doni inattesi della pandemia c’è ATLANTE, nuovo portale della fiera, che ne amplia le potenzialità. Più che una semplice vetrina, un vero motore di ricerca di pezzi di pregio. A differenziarlo da altri e-commerce è infatti l’attenzione con cui ogni singolo prodotto è scelto e presentato. ATLANTE vuole diventare sinonimo di qualità, una garanzia per gli acquirenti e un punto d’arrivo elettivo per i creativi.

Il ritorno dello studio Aires Mateus al Fuorisalone 2021 non poteva che prendere le mosse dalla condizione mai vista prima che ormai stiamo vivendo. Accantonato il progetto dell’anno precedente e mai messo in piedi (una riflessione sul silenzio che ormai sembrava anacronistica), Palazzo Litta ha ospitato una Supercabin: un po’ cabina da stabilimento balneare, un po’ prototipo delle tante residenze immerse nei boschi nordici che si sono moltiplicate. L’abitazione è ormai il luogo di riunione virtuale, quello in cui si consuma anche la nostra vita pubblica. Per questo deve essere più che mai accogliente, e bastar in tutti i suoi aspetti. Ma è anche una riflessione sul vecchio continente: less is more non è solo un motto economico, ma riflette la peculiarità dell’architettura europea che, con la sua permanenza lunga secoli, è un grande esempio di pianificazione ecologica.

Fresco di Thomas Jefferson Foundation Medal in Architecture, Francis Kéré ricorda con un sorriso il suo incontro con il sindaco di New York Michael Bloomberg, che gli chiese se fosse della città. Una semplice curiosità che nascondeva una domanda molto pragmatica: cosa puoi fare per i miei cittadini? In questo impegno, un servizio potremmo dire pubblico, Kéré è lanciato da sempre. Lui, figlio di un capo villaggio del Burkina Faso, che in passato è stato anche carpentiere, sa che la condivisione non è solo una bella parola, ma un’etica di lavoro possibile e persino necessaria. Solo con l’aiuto della popolazione si può costruire un futuro migliore.

Per musei importanti come il Guggenheim di Bilbao, la pandemia è stato uno stress test inatteso ma importante, per capire quali sono le strategie più efficaci per coinvolgere un pubblico diffuso che, anche a pandemia finita, potrebbe non avere modo di visitare dal vivo il grande capolavoro decostruttivista firmato Frank Ghery. Lo sa bene Juan Ignacio Vidarte, direttore del museo. Prima che i grandi flussi di opere e di genti ricomincino, sottolinea, è indispensabile sfruttare il patrimonio immenso del museo, organizzando tour virtuali sia delle collezioni permanenti sia delle mostre. A quasi un anno di distanza, si può dire che le attese siano state soddisfatte.

Il curatore è tornato ancora una volta sulla figura di Aldo Rossi, con cui MAXXI ha riaperto i battenti dopo il lockdown e dopo la mostra su Gio Ponti. Questa volta c’è il distacco temporale necessario per ripensare a una figura capitale con tutto l’affetto ma anche il rigore necessari, anche perché la mole di documenti è quanto mai vasta. Il grande insegnamento del primo Premio Pritzker italiano è, secondo Alberto Ferlenga, quello di non limitarsi a una conoscenza estensiva del mestiere di architetto. Rossi era un militante della cultura, conosceva i luoghi in cui lavorava e voleva migliorarli. Un insegnamento che non smette di affascinare i tanti neoarchitetti che si imbattono per la prima volte nelle sue opere.

Non ama definirsi né designer né artista, perché in effetti è entrambe le cose e qualcosa di più. Creativo, questo è il nome che si dà Andrés Reisinger, che con i suoi lavori in 3D ha dato un impulso fenomenale a quel mondo che si muove appunto sul crinale tra arte e design. Se considera i suoi originali le creazioni digitali, create dal nulla, non attribuisce valore maggiore alle realizzazioni fisiche, e riesce così a non relegare il digitale a una funzione ancillare, anzi. La materia conosce limiti che il digitale non impone, e nel processo di produzione comporta sprechi ed errori. Nella lunga chiacchierata che ci ha concesso parla di questo e molto altro.

Il grande fotografo brasiliano ha concluso un progetto lungo ben 7 anni che, in 48 reportage condotti in Amazonia insieme alla moglie, ha dato origine a 200 scatti. La potenza, l’umanità, l’attenzione per in nostro pianeta emergono in tutta la loro forza, come sempre nel lavoro di questo grande maestro. La mostra al MAXXI è stata pensata per immergere lo spettatore in quei luoghi, fatti di suoni e rumori, di ombre, delle capanne autoctone. Uno degli ultimi territori davvero incontaminati, sempre più minacciato, mostra la sua bellezza al mondo intero ricordando l’urgenza di passare dalle parole ai fatti e la grande responsabilità che l’umanità ha nei confronti dell’Amazonia.

Italiana, ma con un lungo passato tra Miami e New York, la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma ha dovuto trovare la quadra per fare di palazzi storici, quintessenza della romanità, luoghi di cultura internazionali a tutti gli effetti. La ricchissima collezione di quadri racchiusi tra le mura di Palazzo Barberini e Galleria Corsini consentono allestimenti sempre nuovi e riflessioni mai banali. Ma più di ogni altra cosa, i palazzi sono una vera testimonianza dell’epoca barocca, dato che hanno visto l’apporto di amici e nemici come Bernini, Borromini e Maderno. Un’epoca che riempiva l’horror vacui, la paura della caducità con decorazioni spesso eccessive, una vitalità che dà alla testa. Qualcosa che si può riscontrare anche ora, con l’ansia che un po’ tutti proviamo di recuperare il tempo perduto negli ultimi due anni.

Abbiamo intervistato la regista e film maker Ana Shametaj e il ricercatore, musicista e artista digitale membri del collettivo milanese Kokoschka Revival. Con la loro ricerca sospesa tra audiovisivo, installazioni multimediali e l’ambito performativo, erano i partner perfetti per dare voce alla nostra visione di Casa Fluida. Per questo gli abbiamo chiesto di pensare a tre installazioni su questo tema per la Milano Design week 2021. Luci che mutano al passaggio, fiori digitali che fioriscono contemplando la natura, finestre che danno su tutto il mondo, queste le idee con cui immaginano la casa del nuovo millennio.

È stato di certo un anno ricco di impegni per Elena Salmistraro, che ha profuso tutta la sua vena creativa in una serie di collaborazioni e progetti dal gusto ludico. Merito un po’ del suo stile colorato, un po’ della sua apertura alle suggestioni più disparate, che siano antichi giochi orientali o specie misconosciute di salamandre capaci di rigenerare i propri organi. Una ricerca che si accompagna sempre a importanti impegni civili, come dimostra la decisione di affidare alle mani preziose delle detenute del carcere di Bollate le cuciture di una serie di bambole molto particolari.