Cosa cambierà con l’auto elettrica, addio ai ‘vecchi mestieri’: una rivoluzione che non può coglierci impreparati - Il Riformista

2022-06-25 05:15:29 By : Mr. kesson hu

Il meglio delle notizie de Il Riformista direttamente nella tua casella di posta elettronica

Utilizza il tuo social network

Non sei registrato? Crea un account

Addio al motore a scoppio

Per il poeta Charles Baudelaire, chi ami girovagare senza fretta per la città col piacere di scoprire ciò che, pur essendo passato tante volte per quelle stesse vie, non aveva mai notato prima, non è uno sfaccendato perdigiorno. No, è un raffinato esteta, capace di godere dell’otium creativo degli antichi e di notare ciò che invece il frettoloso e il distratto non coglieranno mai: lui è un flâneur. A praticare la noble art du flâneur a Roma, c’è molto da imparare. Perfino leggendo le insegne coi nomi delle strade. Se andate a visitare l’area sacra di Largo Argentina e vi fate un giro nei dintorni, scoprirete che per raggiungere il Pantheon dovrete percorrere via dei Cestari. Se invece vi dirigerete verso il Tevere lungo corso Vittorio Emanuele, dopo sant’Andrea della Valle, ecco alla vostra sinistra via dei Chiavari, parallela di via dei Baullari, e che sfocia in via dei Giubbonari.

Dall’incrocio, ancora cento passi verso destra, e troverete via dei Balestrari. Non vi voglio togliere il gusto di scoprire da soli dove si trovano via degli Ombrellari, via dei Cappellari, via dei Funari, via dei Coronari, via dei Cimatori. Mi raccomando però di farlo con calma e senza l’aiuto di Google Maps, altrimenti perdete ogni diritto a potervi fregiare dell’appellativo di grand flâneurs… A quali mestieri alludano queste iscrizioni è evidente in alcuni casi, meno in altri. Chi siano i Cestari , i Baul(l)ari, i Chiavari, i Funari, i Balestrari, gli Ombrellari, i Cappellari è chiaro (a parte forse una “r” di troppo, ma solo perché il vero romano è tanto prodigo di “r” nei dittonghi, quanto parsimonioso nei raddoppi, «‘sta mano po’ esse fero o po’ esse piuma»). In quelle vie si praticavano gli antichi mestieri artigiani di costruire ceste e panieri, bauli e valigie, chiavi e serrature, funi e corde, balestre, ombrelli, cappelli e cuffie. Meno immediato è capire chi siano i Giubbonari, i Cimatori, i Coronari. I Giubbonari erano sarti che confezionavano corpetti, busti e pastrani; i Cimatori pareggiavano il pelo di velluti e tappeti, tagliando a misura i fili sporgenti; i Coronari, non forgiavano diademi regali, ma corone votive, i rosari da vendere ai fedeli che si recavano in pellegrinaggio a San Pietro.

Eppure in tutte queste vie non c’è più traccia delle arti dei nostri padri antichi. Di negozietti e minimarket cinesi e bengalesi, quanti ne vuoi, ma di balestrari o cimatori manco uno. Qualcuno di voi avverte il bisogno urgente di una balestra o un farsetto? Per il resto potete andare al centro commerciale, o su Amazon. Purtroppo, direte. Però così va il mondo. Ai tempi della Rivoluzione Industriale, allorché la macchina a vapore aveva liberato tanti lavoratori dai crampi muscolari dovuti allo sforzo di muovere i pesanti telai di legno, sembra che un certo Ned Ludd non l’abbia presa per il verso giusto e abbia reagito guidando la prima rivolta degli uomini contro la tecnologia. I suoi seguaci si vendicarono del vaporoso affronto facendo strage dei nuovi telai mossi da quell’ordigno infernale, che contendeva il pane agli onesti manovali.

La Storia, anche se non replica esattamente le sue azioni, prende comunque spunto dai suoi ricordi passati. Come la macchina a vapore fu soppiantata dal motore a scoppio in quasi tutti i mezzi di trasporto terrestre, così adesso il Parlamento Europeo ha decretato che questo debba cedere il posto al motore elettrico, entro il 2035. E allora, per capire ripercussioni e conseguenze, facciamo un esercizio istruttivo, simile a quello di prima. Andiamo a fare i flâneur un po’ più lontano da Largo Argentina, verso quartieri più residenziali, dove si trovano grandi officine per la manutenzione delle auto. In una che conosco io, i servizi prestati sono scritti a caratteri di scatola direttamente sulla saracinesca, come fosse un menù. Meccanico, “radiatorista”, “carburatorista”, “elettrauto”, “marmittaio”, “gommista”. Ovvero, operai specializzati nella riparazione e nel ricambio 1. di componenti meccanici quali a) cambio, b) frizione, c) organi del motore, d) freni; 2. del radiatore per il raffreddamento della testata; 3. del carburatore (ormai iniettore) per la miscela dell’aria e della benzina e l’immissione di questa nei cilindri; 4. del motorino di avviamento e del sistema elettrico; 5. del collettore dei gas combusti e del tubo di scappamento; 6. degli pneumatici.

La notizia che farebbe imbestialire Ludd è che l’eliminazione del motore a scoppio si trascina con sé l’eliminazione del 90% delle voci elencate. L’auto elettrica ha un quinto dei pezzi meccanici di quella con motore a scoppio (o “endotermico”). Meno pezzi presenti, meno probabilità di rottura, perché… non si può guastare quello che non c’è! All’atto pratico, la meccanica dell’auto elettrica è quasi indistruttibile. Per non parlare del resto. L’auto elettrica non ha cambio, e quindi non gli occorre neanche la frizione e olio relativo; il motore gira nello stesso modo in cui girano le ruote (mentre i pistoni del motore endotermico hanno un moto lineare alternativo, cioè vanno su e giù, e non circolare), quindi non ha bisogno di conversione del movimento; ha freni principalmente magnetici, per cui una coppia di pasticche dura per tutta la vita dell’auto; lavora a temperatura ambiente, perciò non ha bisogno di radiatore per il raffreddamento; non usa benzina e dunque non ha iniettore, né olio motore; si avvia come una lavatrice e, di conseguenza, non ha bisogno del motorino di avviamento; il sistema elettrico è integrato e, se va proprio male male, si può fulminare al più una lampadina, un fusibile o una scheda elettronica; non ha marmitta, perché non emette gas.

Resta il gommista, unico superstite. Non c’è da stupirsi, qualche specie è sopravvissuta perfino alle cinque grandi estinzioni di massa, dal Siluriano al Cretaceo. D’altronde ho tralasciato di dire che al centro di Roma esiste anche una via dei Barbieri e quelli ci sono ancora… Morale del discorso. Possiamo anche rimpiangere romanticamente i Balestrari e i Giubbonari, però non è stata la mancanza di queste categorie professionali a decretare successive crisi economiche. E neanche la reazione tecnofoba di Ned Ludd a difesa dei tessitori ha sortito qualche effetto duraturo. Il progresso scientifico non distrugge, ma converte. Il segreto è anticipare il cambiamento e non subirlo. È come l’onda anomala: Se l’aspetti immobile, ti travolge, ma se ti prepari a cavalcarla su una tavola da surf, ti può portare molto lontano, lì dove non saresti mai potuto arrivare remando sulla tua barchetta.

Amici meccanici, elettrauti, radiatoristi ecc, ascoltate! Per sua natura l’essere umano tende alla conservazione. Accantonare ciò che si è appreso in lunghi anni di pratica e che finalmente si è imparato a padroneggiare è un po’ traumatico, lo capisco bene. Però è come quando si costruisce una casa più grande e confortevole in cui traslocare. Bisogna lavorare e accettare di allontanarsi dal posto che ci era familiare. All’inizio è difficile, ma in compenso ci si abitua presto alle comodità. Voi, tra pochi anni, lascerete la tuta blu e indosserete, se vorrete, un camice bianco, oppure potrete restare in abiti borghesi. Niente più mani impastate di grasso e lavaggi con sapone abrasivo, niente più macchie di olio o di fuliggine. Già adesso usate sistemi elettronici da collegare al computer di bordo per la diagnosi del motore; la sonda lambda per controllare i gas di scarico; apparecchi digitali per registrare la convergenza, l’equilibratura e la campanatura delle ruote. Siete già a metà strada, continuate così, studiando le caratteristiche dei veicoli elettrici e i problemi che sarete chiamati a risolvere. Se ci attrezza in tempo per schivarne i pericoli e sfruttarne le opportunità, il futuro può essere un luogo meraviglioso in cui arrivare.

Sfoglia e leggi Il Riformista su PC, Tablet o Smartphone

Sfoglia, scarica e leggi l'edizione digitale del quotidiano(PDF) su PC, tablet o smartphone.

Il Riformista è una testata edita da Romeo Editore srl - PIVA 09250671212 e registrata presso il Tribunale di Napoli, n. 24 del 29 maggio 2019 - ISSN 2704-8039