"Così a Montespertoli curiamo gli animali selvatici feriti": scene di vita quotidiana nella Onlus Semia - la Repubblica

2022-09-17 04:23:43 By : Ms. Sandy Zhong

“Chiamiamo animali gli esseri viventi ai quali neghiamo la proprietà di un’anima”, scriveva Francesco Burdin, premio Flaiano per la narrativa. Sottolineando come l'etimologia fosse in disaccordo con la logica. Vale innanzitutto per gli animali selvatici, per la loro personalità distintiva. Cosa si percepisce da una singolarità selvatica? L'istinto che muove nel rapporto tra il bisogno e la libertà da fame, sete, paura. Bisogno e paura distinguono ogni animale selvatico. L'ottusità del tasso che prima attacca e poi ragiona, la furbizia dell'istrice che prima osserva poi attacca. E nella stessa specie  ogni singolo animale aggiunge un accento personale alla propria appartenenza. “E' il livello di paura che rende unici atteggiamento e carattere di ciascun animale in libertà”.

Una giornata con la veterinaria Donatella Gelli, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Animale dell'Università di Padova e presidente della Onlus Semia, centro di recupero animali selvatici, nella campagna di Montespertoli (Firenze). “Se trovate un animale e non è ferito, lasciatelo lì”, è il suo consiglio. Le foto degli ospiti della Onlus

Lo sottolinea Donatella Gelli, medico veterinario, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Animale dell'Università di Padova e presidente della Onlus Semia, centro di recupero animali selvatici, nella campagna di Montespertoli. “Se non è ferito, lasciatelo lì”. Nella stagione delle nascite, i leprotti appena possono corrono tra i campi. E' di prole nidifuga la lepre, appena nata fugge dalla madre. Ma la madre c'è, segue da lontano. Attraversando i campi si può incontrare un leprotto accovacciato dopo una corsa. Che fare? Lasciarlo in pace. Libero. Il recupero degli animali selvatici, che hanno subito un trauma, una lesione, una ferita è condizionato già dal primo soccorso e dal successivo prelievo. Per i cuccioli feriti chiamare la polizia municipale del comune di pertinenza. Per animali adulti si telefona al 112. Alcune accortezze.

“Il capriolo ferito e immobile se toccato senza cautela può poi morire, per una patologia da stress che varia da un quadro cardiocircolatorio a una miosite irreversibile” puntualizza Enrico Loretti Direttore Igiene Urbana Veterinaria della USL Toscana Centro, struttura che coordina ogni fase. Dal soccorso, H 24 sette giorni su sette, alla riabilitazione e al rilascio in libertà. 1500 interventi lo scorso anno, suddivisi equamente tra mammiferi e volatili per ben 69 specie diverse. “Non toccare mai un tasso traumatizzato, si può perdere una mano. A chi trova un animale immobilizzato indico di coprire occhi e orecchie con un panno, tenendosi a distanza. In attesa che arrivi il personale addetto”.

Sono volontari i primi soccorritori dell'Associazione Amici della terra, con il compito di raggiungere la clinica Veterinaria per controllo e prime cure. Poi l'animale selvatico raggiunge il centro di riabilitazione per il recupero della propria libertà. E' la fase più delicata, restituire alla natura un suo abitante, stemperando la cattività, stimolando e ravvivando gli istinti.  Possibilmente con una degenza rapida. E controllata. “Ogni animale ha un percorso personalizzato di riabilitazione” commenta Donatella Gelli. “Non è semplice, senza poterli visitare dobbiamo affinare la costante osservazione di ogni dettaglio. Cosa mangiano, chi mangia subito, chi va imboccato, come mangiano, come digeriscono, come si muovono”. Ognuno di loro affronta la degenza insieme ad altri della propria specie. Animali in recinto, uccelli in voliera. Con patologie che possono richiedere un mese o altre, come i traumi neurologici che necessitano fino a sei mesi di degenza. “Ogni riabilitazione è una storia a se”.

Nascono allora i racconti su come essi stessi si aiutino tra loro. I selvatici traumatizzati incontrano nel centro anche animali che saranno  ospitati a vita,  per diverse motivazioni non potranno essere liberati. Nascono intese continue di vicinanza, emergono emotività e paure. “Il nostro scopo è condurli a una nuova libertà rimanendo selvatici”. E' la storia di Valentino, un capriolo investito il 14 febbraio scorso, pochi giorni dopo liberato. Lo ha aiutato la vicinanza di altri caprioli, osservando salti e rincorse ha ricevuto stimoli.

Alla fine di febbraio è stato liberato, in volo agile e deciso, un maschio di poiana, rimasto avvolto al filo di un aquilone. Completamente disidratato, era giunto al centro, irrigidito e sotto shock, oltre le premure è stato sollecitato da un ambiente non estraneo. All'ingresso gli animali feriti e stressati rifiutano il cibo, ecco allora che è sufficiente vedere altri della propria specie nutrirsi, bere, giocare per ravvivare l'istinto di sopravvivenza. E' il caso dei cinghiali che giocano al tramonto, correndo si confondono adulti e cuccioli. Per gioco le volpi si mordicchiano, le istrici si rubano la patata. Tra gli ultimi arrivi un porcospino, il più solitario tra i selvatici, era completamente disorientato, svegliato in anticipo dal letargo. Ha ritrovato sonno e ambiente, grazie a odori, profumi, voci che lo circondavano.   

Dall'aiuto reciproco tra animali della stessa specie emergono riflessioni utili all'uomo. Già nel cuore dell'Ottocento Arthur Schopenhauer, filosofo attento alla centralità dei bisogni naturali ed essenziali, sottolineava, nella raccolta di pensieri Parerga e paralipomena, il dilemma del porcospino. Nei periodi di freddo intenso i porcospini si avvicinano l'un l'altro per scambiare il proprio calore, attenti a non avvicinarsi troppo. Per non permettere agli aculei di pungere. Così per l'uomo occorre solidarietà nella difficoltà, evitando il contatto intimo tra ciò che può far male. Un insegnamento, dall'istinto selvatico del porcospino. Nel microcosmo del recupero degli istinti naturali e nel rispetto della propria natura.