Prevenzione, la salute si legge in faccia (e sul corpo) - LifeGate

2022-08-20 04:29:18 By : Mr. jack liang

In presenza di un problema di salute il corpo manda dei segnali precursori. Riconoscerli significa avere uno strumento in più per fare prevenzione.

Per le medicine non convenzionali, come la tradizionale cinese e l’omeopatia, la “lettura” del corpo è una premessa fondamentale alla diagnosi e alla prescrizione dei rimedi. Ma anche per la medicina occidentale e convenzionale, osservando con attenzione alcuni distretti, come occhi, collo, unghie, labbra si possono cogliere i segni precursori di diversi piccoli o grandi disturbi.

Lo studio delle espressioni facciali associabili alle emozioni o alle malattie risale all’antichità, come nella facies ippocratica (gli occhi incavati e i lineamenti affilati dei malati di peritonite). L’analisi di alcuni “indicatori corporei”, poi, come la postura, il colorito della pelle e lo stato della lingua, ancor oggi è utilizzata dalle medicine non convenzionali, come la tradizionale cinese e l’omeopatia, per individuare eventuali squilibri energetici in atto e la predisposizione a sviluppare determinati disturbi. Ma la pratica di osservare il viso e il corpo per mirare meglio esami e diagnosi è relativamente usuale anche nella medicina moderna. E imparare a conoscere alcuni di questi segnali che il corpo invia può aiutare a non ignorare eventuali problemi in fase latente. “Soprattutto nell’autovalutazione, però, il punto di partenza è fissare bene in mente il concetto scontato, ma fondamentale, che un identico sintomo può essere l’espressione sia di malattie banali sia importanti”, ricorda il cardiologo Bruno Trimarco, past president della Siprec, Società italiana per la prevenzione cardiovascolare. “Per esempio, l’edema – l’aumento del liquido interstiziale nei tessuti -, che può comparire nel giro di pochi giorni su gambe e organi genitali di chi soffre di malattie cardiache, molto più spesso dipende da patologie del sistema venoso, meno importanti”.

L’autopalpazione del seno, come routine per monitorarne la buona salute nella donna, è tra gli esempi più lampanti di come imparare a conoscere e a monitorare il proprio corpo sia fondamentale in un’ottica di prevenzione. La stesso vale per la pelle, in particolare per il controllo dei nei (vedi alla voce melanomi e altri tumori cutanei; ricordiamo in sintesi il test di autovalutazione ABCDE: Asimmetria: una metà differente dall’altra; B. Bordo irregolare: margini irregolari, frastagliati; C. Colore a chiazze: gradazioni di marrone, nero, rosso, grigio e bianco a disposizione casuale; D. Diametro: più di 6 mm; E. Elevazione ed estensione in larghezza, ovvero aumento delle dimensioni del nevo).

“Ma anche se si rilevano anomalie, come una variazione nella dimensione e nella forma dei nei, o ferite e pruriti improvvisi circoscritti alla formazione, niente allarmismi: l’atteggiamento più corretto è fugare ogni dubbio fissando tempestivamente una visita specialistica. La pelle, oltretutto, è facilmente soggetta a tagli, scottature, reazioni allergiche e agli stessi fenomeni dell’invecchiamento, che rendono impossibile – oltre che “ansiogeno” – discriminare tra i vari sintomi con la semplice auto-osservazione. Solo l’epiluminescenza (esame con speciali apparecchiature) e, nel dubbio, una biopsia, possono per esempio confermare una diagnosi di tumore”, puntualizza Carlo Di Stanislao, dermatologo, immunologo, allergologo e presidente onorario e docente della Scuola di medicina classica cinese Xin Shu. Occorre la diagnosi medica anche per distinguere le allergie dalle dermatiti da contatto: i sintomi, ovvero arrossamenti, vescicole, prurito, infatti, sono sovrapponibili ad altre problematiche. Non è immediato distinguere in autonomia anche la psoriasi (che, oltre alla pelle, coinvolge anche altri apparati, come le articolazioni) e la dermatite seborroica.

Le maggiori differenze rilevabili di primo acchito per un non esperto tra le due malattie, infatti, sono la forma delle chiazze – quelle della psoriasi sono rotondeggianti -, e la loro localizzazione – prevalentemente su cuoio capelluto, gomiti, ginocchia, pieghe dell’inguine e ascelle nella psoriasi; su viso e cuoio capelluto nella dermatite seborroica. “La vitiligine, soprattutto sul viso, invece, può affiancarsi a malattie della tiroide, in particolare all’ipertiroidismo”, spiega Paolo Beck-Peccoz, professore emerito di endocrinologia dell’Università di Milano. Anche le labbra possono rivelare indizi su uno stato di benessere o di possibili disturbi. “Le fessurazioni sulle mucose, per esempio, quando non sono sintomo di intolleranza ai cosmetici possono segnalare disidratazione o carenze vitaminiche, in particolare del gruppo B”, dice Di Stanislao.

Le unghie inviano spesso segnali inequivocabili. “Con l’età la cheratina s’ispessisce – tipica è la formazione di fessure e avvallamenti –, e l’unghia tende a virare verso il giallo, perdendo il naturale colore rosato che indica un’intensa e corretta vascolarizzazione”, osserva Di Stanislao. Invecchiamento a parte, dalle unghie si possono desumere altri interessanti indizi.

“Carenze di vitamina A e di calcio possono rendere le unghie più fragili, mentre piccole chiazze bianche asimmetriche, o il sollevamento di uno solo dei margini della lamina ungueale, fanno sospettare una possibile infezione micotica. Le cosiddette “pipite” (pellicole cutanee ai bordi delle unghie che si sollevano) possono invece evidenziare una dieta carente di proteine, di acido folico e vitamina C”, dice il dermatologo.

C’è un sottile legame che mette in relazione la cute e il cuore. “Chi soffre di psoriasi ha un maggior rischio cardiovascolare e per questo dovrebbe sottoporsi con regolarità a controlli specialistici”, ricorda il cardiologo Trimarco. Anche gli xantelasmi, che si formano su una o su entrambe le palpebre, pur essendo in sé innocui forniscono alcuni indizi utili. “Possono rivelare un aumento della concentrazione del colesterolo nel sangue per cause genetiche”, dice Trimarco. Altri indicatori più caratteristici sono la pressione arteriosa diversa da un braccio all’altro. “Uno scarto importante, che supera i 10 mm Hg rilevati dalla misurazione contemporanea nei due arti, insieme ad altri sintomi tipici può indicare la presenza di placche aterosclerotiche, che aumentano il rischio di un infarto cardiaco o di un ictus cerebrale”, dice Trimarco.

Il bruciore, la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio, la fotofobia, la difficoltà ad aprire le palpebre al risveglio e, nei casi più severi, l’annebbiamento della vista sono spesso sintomo della sindrome dell’occhio secco. La causa più comune è un’atrofia delle ghiandole lacrimali, che nella donna più matura è favorita dai nuovi equilibri ormonali indotti dal climaterio prima e dalla menopausa poi. Indipendentemente dal sesso, a determinare questi fastidi possono essere più banalmente l’uso delle lenti a contatto o l’assunzione di alcune categorie di farmaci, come gli antistaminici e i betabloccanti. Nell’attesa di una diagnosi oftalmologica e di cure mirate, è utile umettare gli occhi instillando le “lacrime artificiali”.

Un anello biancastro intorno alla pupilla esterna (arco senile) è, invece, provocato da un’infiltrazione di lipidi nella cornea ed è frequente in età avanzata. “Quando compare nelle persone giovani può indicare, invece, un aumento della colesterolemia”, ricorda Trimarco. Sempre negli occhi, per inciso nella loro protrusione – posizione in avanti -, si può leggere un segnale dell’ipertiroidismo che, però, è accompagnato da altri sintomi, come cardiopalmo, intolleranza al caldo, perdita di peso nonostante l’aumento dell’appetito, nervosismo, insonnia e dispnea sotto sforzo”, ricorda Beck-Peccoz.

A proposito di tiroide: soprattutto le donne, maggiormente colpite dai disturbi che la riguardano, come i noduli, dovrebbero controllare regolarmente eventuali rigonfiamenti e irregolarità alla base del collo, in corrispondenza della ghiandola. “Ma per un’analisi più accurata, meglio flettere il collo all’indietro e lasciare il compito di dedurre eventuali anomalie a un’altra persona”, consiglia Beck-Peccoz. Le caratteristiche anatomiche del collo possono predire anche la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas) che, oltre a minacciare la salute cardiovascolare di chi ne soffre, (spesso) inconsapevolmente, aumenta il rischio di incidenti stradali. Un collo eccessivamente largo e corto (> di 43 cm nell’uomo; > 42 cm nella donna), infatti, riducendo il lume delle vie aeree superiori predispone a soffrire di apnee notturne, che causano sonnolenza diurna, oltre a russamento.

Per formulare la loro diagnosi, i medici ayurvedici e quelli tradizionali cinesi osservano ancora abitualmente la lingua, perché è in grado di registrare prontamente alcune alterazioni che avvengono nell’organismo. “Anche secondo la medicina occidentale, quando si gode di ottima salute la lingua ha un colorito roseo e sulla superficie si distinguono chiaramente le papille gustative, leggermente più rosse e in rilievo”, osserva il dottor Di Stanislao, “se invece è ricoperta da una patina biancastra, e si accompagna a digestione lenta e alla sensazione di bocca impastata, può testimoniare disturbi dell’apparato gastrointestinale”. Ecco, di seguito, altre indicazioni che si possono trarre dall’auto osservazione della lingua:

Tra i vari test utilizzati dalla medicina tradizionale cinese, uno peculiare consiste nel captare con la mano la temperatura di zone del corpo che corrispondono a determinati organi interni. “Secondo i principi dell’agopuntura e dei meridiani energetici ogni organo, infatti, proietta la sua energia a livello cutaneo in specifiche zone del corpo”, spiega il dottor Carlo Di Stanislao. Il calore o il freddo cutaneo rivelerebbero un buon scorrimento, o meno, del Qi, l’energia vitale, nell’organismo. “Il calore corrisponde ad un pieno energetico, quindi, in linea di massima, ad uno stato di equilibrio. Il freddo, invece, indica un vuoto energetico, dunque una carenza di Qi”. Per esempio, per cercare di appurare il grado di stress si può rilevare la temperatura cutanea sulla zona dei reni: secondo la medicina tradizionale cinese, infatti, nell’organo rene ha sede l’energia che consente di reagire alle tensioni. Per un’autovalutazione di massima: appoggiare la mano sulla zona renale solo per qualche secondo, cercando di percepirne la temperatura. Se la zona risulta fredda, quasi gelata, significa che lo stato di stress è piuttosto elevato.

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